Le espressioni di religiosità

Il suono della campana veniva interpretato come voce di Dio e all'udirla ci si esprimeva con il segno della croce e con detti religiosi. Le espressioni di religiosità popolare "registrate" tra la gente del mio paese, la città di Venosa, sono alla base delle mie riflessioni, delle mie ricerche e dei miei approfondimenti.
Preghiere dei vari momenti della giornata e della vita, devozioni a Cristo, alla Madonna, ai Santi e le stesse formule magico-religiose, se studiate senza ottica di parte, danno alla religiosità della gente semplice un significato carico di umanità, dove è possibile riconoscere lo sforzo del "semplice" nel tentativo dell'incontro con Dio, pur nelle ricorrenti "sbavature" che tale sforzo comprensibilmente comporta.
Cercherò di documentare su questo blog, in modo più completo ed esaustivo possibile, quanto da me sostenuto e trovato nella mia lunga ricerca, pubblicando testi scritti, immagini, foto, file audio e video originali.
Alla luce di quanto da me riscoperto e raccolto in questi anni, sento il dovere di ringraziare quanti mi hanno aiutato e dato l'opportunità di esprimere sia a me stesso e al popolo venosino, dal quale provengo, tutta la necessaria ed insostituibile opera che la “pietas religiosa” ha svolto nel corso dei secoli nella nostra meravigliosa città di Venosa, culla della fede cattolica già dalla prima metà del III sec d.C.

giovedì 27 febbraio 2014

Devozione a Cristo: Gesù Bambino (Prima Parte)

Il nostro popolo ha ritenuto la vita come un grande dono, per questo ogni culla era circondata da profondo rispetto e da immensa gioia.
La culla di Betlemme, oltre che segno di vita, rappresenta una risposta ad una profonda ed originaria nostalgia che si trova infondo al cuore umano, una brama intima, un appassionato desiderio che qualcosa di Dio e della Sua magnificenza possa divenire visibile ai nostri occhi.
Filosofia e religione, scienza e mistica hanno tentato sempre di afferrare un raggio della divinità per poter dire: guarda, ecco il nostro Dio.
Tentativo infruttuoso, il quarto evangelista ha detto: “nessuno ha mai veduto Dio”. Poi aggiunge: “l’Unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, Egli ce l’ha rivelato”. 
Questa non è stata una rivelazione comunicata da Dio in parole, ma vissuta con la sua personale venuta ed esistenza, perché in Lui il Verbo si è fatto carne ed abitò tra noi… ed abbiamo veduto la Sua gloria, gloria come dell’Unigenito del Padre”.
Egli è venuto come aveva predetto Isaia e com’è nella rispondenza dell’animo dei semplici, “ad evangelizzare i poveri, ad annunziare la liberazione ai prigionieri, a ridare la vista ai ciechi, a rendere sicuri gli oppressi…”
Tutti questi motivi sono alla base della festa del natale, in virtù di essi il Natale s’è radicato nell’animo della gente ed è divenuta la festa religiosa più popolare e nello stesso tempo più ricca di gioia e di tradizioni; addirittura più popolare e ricca delle stessa Pasqua, che nella nostra terra viene percepita con spirito ed animo notevolmente diversa.
Nell'iconografia popolare (nelle immaginette) si evidenzia un forte contrasto idealistico:
Gesù Bambino viene solitamente rappresentato dormiente o in atteggiamento benedicente nella mangiatoia con Maria e Giuseppe, collocati entro una capanna tra il bue e l'asinello;
spesso viene raffigurato neonato, con capelli biondi e ricci, avvolto in fasce, oppure in età di due-tre anni, in piedi o seduto in braccio o sulle ginocchia di Maria, o ancora durante l'allattamento o tenuto per mano sempre dalla Madonna o da san Giuseppe con la presenza o meno di  altri personaggi, come gli angeli, i re magi, i pastori ed animali come pecore.
In quasi tutte le case sul letto matrimoniale era appeso un quadro della Sacra Famiglia simile a questi:

Molte sono le varianti a questo proposito, che esprimono tutte gli stessi sentimenti: l’emozione, lo stupore, la meraviglia, la tenerezza, la gioia e l’allegria per la nascita di un Bimbo.
In altre immagini, invece c’è un contrasto davvero stridente:
Gesù Bambino viene ritratto con i simboli premonitori della passione; la passione che Egli, successivamente sa di dover affrontare e stringe tra le sue mani i simboli della sofferenza e della morte. Tutto questo ci induce a comprendere che la croce, la corona di spine, i chiodi ed altro sono simboli evocativi di altro. 

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