Le espressioni di religiosità

Il suono della campana veniva interpretato come voce di Dio e all'udirla ci si esprimeva con il segno della croce e con detti religiosi. Le espressioni di religiosità popolare "registrate" tra la gente del mio paese, la città di Venosa, sono alla base delle mie riflessioni, delle mie ricerche e dei miei approfondimenti.
Preghiere dei vari momenti della giornata e della vita, devozioni a Cristo, alla Madonna, ai Santi e le stesse formule magico-religiose, se studiate senza ottica di parte, danno alla religiosità della gente semplice un significato carico di umanità, dove è possibile riconoscere lo sforzo del "semplice" nel tentativo dell'incontro con Dio, pur nelle ricorrenti "sbavature" che tale sforzo comprensibilmente comporta.
Cercherò di documentare su questo blog, in modo più completo ed esaustivo possibile, quanto da me sostenuto e trovato nella mia lunga ricerca, pubblicando testi scritti, immagini, foto, file audio e video originali.
Alla luce di quanto da me riscoperto e raccolto in questi anni, sento il dovere di ringraziare quanti mi hanno aiutato e dato l'opportunità di esprimere sia a me stesso e al popolo venosino, dal quale provengo, tutta la necessaria ed insostituibile opera che la “pietas religiosa” ha svolto nel corso dei secoli nella nostra meravigliosa città di Venosa, culla della fede cattolica già dalla prima metà del III sec d.C.

giovedì 6 marzo 2014

Genere di vita (Prima parte)

Per meglio capire la religiosità popolare della terra venosina è opportuno sapere e conoscere lo standard, il genere e la qualità di vita che i nostri padri avevano.
La Lucania è stata considerata da sempre una delle aree del Sud, in cui si sono riscontrati dal punto di vista economico e sociale i maggiori fenomeni di sottosviluppo, depressione e arretratezza, per cui molte volte è stata assunta come zona campione per l'esame del problema del Mezzogiorno d'Italia. 
Il basso tenore di vita delle masse rurali della sua popolazione ha avuto il suo riflesso nella resistenza di cose e credenze. 



In una situazione di immutabilità economica e sociale le sopravvivenze di una mentalità primitiva, che costituiscono le componenti maggiori dell'ideologia del contadino lucano, non hanno trovato via di uscita serbando in gran parte la loro funzione di mezzo di isolamento, protezione e difesa.
L'unificazione d'Italia non giovò, il dualismo denunciato da Giustino Fortunato si aggravò, con l'aggravarsi della pressione fiscale, l'isolamento morale del popolo minuto che sentiva troppo lontano il nuovo re dei galantuomini: Vittorio Emanuele II.

Galantuomini e cafoni erano classi distinte ed estreme in questa terra, portavano i segni di distinzione totale e profonda, dal vestire allo stile di vita.
Voglio qui raccogliere alcune forme sul genere di vita della mia gente; si tratta di una civiltà contadina che si è conservata quasi integra fino alla fine degli anni '60, epoca in cui i valori di quella civiltà andavano in crisi e venivano messi in discussione a causa di rivolgimenti storici di varia natura.
Alcune di queste forme di vita persistono nella generazione di età più avanzata e forse, anche se solo ad un stato inconscio e subdolo, credo si trovano pure nelle ultime generazioni.
L'attività della gente era prevalentemente agricola, visto che Venosa sorge su un altopiano, ma non disprezza attività dedite alla pastorizia e all'artigianato. 



Centro di vita, nel senso che qui svolgevano quasi per intero la loro attività il contadino e il pastore, era la masseria: i nostri nonni ed i nostri padri ricordano ancora le grandi masserie dell'epoca come quella di Briscese, quella della signorina Rapolla, quella di Santangelo, quella di Bergamasco, quella dei Lauridia, giusto per citarne le maggiori. 
La masseria, a volte, si differenziava da zona a zona, secondo del terreno ed il ruolo che esercitava nell'attività economica; in alcune prevaleva la coltivazione dell'uva e la produzione del vino, in altre prevaleva la produzione dell'olio, in altre ancora prevaleva la produzione di grano, quasi in tutte però avevano in comune la produzione di latte e prodotti caseari.
La masseria, che fino a qualche decennio fa rappresentava “un portato immutato delle condizioni sociali dei ben noti tristi tempi del feudalesimo, creatore del latifondo e della grandissima proprietà, le cui forme culturali e i tipi di impresa erano determinati dalle condizioni sociali climatiche dell'ambiente, della configurazione topografica del territorio della insalubrità diffusa della scarsa sicurezza”


Nella masseria il contadino ed il pastore vivevano di continuo l'intero tempo dell'anno a servizio del padrone, poche volte al mese il pastore e più raramente il contadino si recavano al paese per stare in famiglia, visite che si diradavano nel periodo dei lavori di semina, di mietitura e trebbiatura, lavori che duravano non poco a causa dei mezzi primitivi con cui si portavano avanti.


Molti canti di questa gente (contenenti le sue ansie, le sue gioie, le sue speranze, i suoi amori, i suoi tradimenti) si ispiravano a immagini e situazioni create da queste condizioni di vita.
La casa del contadino lucano era condizionata da fattori socio-economici.
L'architettura popolare urbana, paesana e di campagna, si presentava estremamente varia e denunciava, in molti casi, una continuità di origine arcaico-antica.


Basterebbe ricordare molte abitazioni del centro storico di venosa, che erano misere e cavernicole, interamente abitate fino a qualche anno fa, grotte-case, antri umidi, abitate da uomini e da animali.
“La casa del contadino non testimonia la frattura tra il pubblico e privato tra famiglia e comunità che è invece caratteristica dell'habitat borghese e pertanto carattere di domesticità assai basso o nullo, dovuto alle condizioni di miseria dei contadini e anche dal punto di vista storico-sociale all'assenza nel nucleo familiare di funzioni produttive specializzate o diverse dal lavoro agricolo.




L'acquisto del pane era davvero il gradino più basso cui si potesse giungere nella considerazione sociale, mentre quanto più erano i tipi e la quantità di derrate che la famiglia poteva fare a meno di acquistare tanto più prospera e degna di rispetto appariva”.
Il legame sociale del lucano si fondava principalmente sulla famiglia, che costituiva la misura di tutte le cose, e dal cui interesse veniva regolato l'interesse stesso dell'individuo e della comunità.



... Continua: Genere di vita (Seconda parte)

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