Le espressioni di religiosità

Il suono della campana veniva interpretato come voce di Dio e all'udirla ci si esprimeva con il segno della croce e con detti religiosi. Le espressioni di religiosità popolare "registrate" tra la gente del mio paese, la città di Venosa, sono alla base delle mie riflessioni, delle mie ricerche e dei miei approfondimenti.
Preghiere dei vari momenti della giornata e della vita, devozioni a Cristo, alla Madonna, ai Santi e le stesse formule magico-religiose, se studiate senza ottica di parte, danno alla religiosità della gente semplice un significato carico di umanità, dove è possibile riconoscere lo sforzo del "semplice" nel tentativo dell'incontro con Dio, pur nelle ricorrenti "sbavature" che tale sforzo comprensibilmente comporta.
Cercherò di documentare su questo blog, in modo più completo ed esaustivo possibile, quanto da me sostenuto e trovato nella mia lunga ricerca, pubblicando testi scritti, immagini, foto, file audio e video originali.
Alla luce di quanto da me riscoperto e raccolto in questi anni, sento il dovere di ringraziare quanti mi hanno aiutato e dato l'opportunità di esprimere sia a me stesso e al popolo venosino, dal quale provengo, tutta la necessaria ed insostituibile opera che la “pietas religiosa” ha svolto nel corso dei secoli nella nostra meravigliosa città di Venosa, culla della fede cattolica già dalla prima metà del III sec d.C.

mercoledì 5 marzo 2014

Che cos'è la religiosità popolare?

La riflessione del post precedente (Religiosità popolare a Venosa e in Basilicata) ci ha introdotto al tema della religiosità popolare, un tema comune nella letteratura teologica e sociologica dei nostri giorni.
Ma che significato assume l'espressione "religiosità popolare"?
Non è facile trovare tra i testi che si interessano a questo argomento un'accezione comune su "religiosità popolare", sia perché questo come tema specifico è d'interesse piuttosto recente nella trattazione degli studiosi, sia perché, comprendendo la religiosità popolare, una realtà alquanto complessa, sfugge ad una definizione comune.
Non pochi per una definizione di tale religiosità partono dall'analisi dell'aggettivo popolare.
Molti studiosi distinguono tre possibili significati dell'aggettivo "popolare" applicato alla religione.
1 - Per il primo, tale aggettivo è sinonimo di "operaio"; quando si parla di religione popolare in tale prospettiva si intende una religione a fianco del popolo, che ne condivide la sorte e lotta con esso per la sua liberazione.
A causa di una certa ambiguità assunta sulla stampa dal termine popolare in questo significato, difficilmente si parla di religiosità popolare con detta connotazione.

2 - Per il secondo, "popolare" è sinonimo di tradizionale o di folcloristico.

3 - Per il terzo, il termine può indicare la caratteristica dell'uomo medio, dell'uomo comune, di chi non ha ricevuto una formazione speciale né esercitata responsabilità particolari.
Attenendosi ai due ultimi significati del termine, per alcuni studiosi, la religiosità popolare sarebbe il complesso di mediazioni e di espressioni religiose che hanno il popolo per soggetto e che, come tali, sono state trasmesse di bocca in bocca, tradizionalmente.
Per altri studiosi ancora "popolo" o "popolare" distinguono quanto non è ufficiale o istituzionale.
A volte "popolare" può significare "comune" e "popolo" il "comune", il comune delle genti appunto.

L'aggettivo "comune" indica aspetti e caratteristiche e comportamenti comuni a tutti; ad esempio, una usanza comune a tutti, come quella di battezzare i neonati, è "popolare", è di tutti o "dei più" e non solamente di pochi.
Altre volte l'espressione può presentare una diversa accentuazione. "Popolo" e "popolare" caratterizzano alcuni settori, quelli "popolari" come se si volesse dichiarare che questa realtà "popolo" si concretizza, se non esclusivamente almeno preferenzialmente, in tali settori.
In questo senso religiosità popolare sarebbe una religiosità comune a un popolo, ossia a tutti i settori di un popolo; oppure una religiosità che 'si trova di preferenza nei settori più umili.

L'interesse antropologico vede nel "popolare" ciò che ha radici profonde negli usi e costumi di una comunità, ciò che è nato e si conserva proprio perché aderente a fattori genuinamente umani legati a precisi fattori ambientali.
Il "popolare" fa riferimento a tradizioni consolidate di tutta una storia passata, la quale viene ripresa nel presente in sintonia con l'anima, con i modi di sentire di un gruppo solidale di persone.
In tale senso la religiosità popolare verrebbe a riconnettersi con un'origine propria che è precedente appunto a tutte le religioni storiche istituzionalizzate, verrebbe a mettersi in rapporto con un “primum” religioso immemorabile e antipredicativo.
E così come una lingua letteraria nasce dall'evoluzione di una lingua popolare, materna, ancora non articolata, si potrebbe scoprire tramite lo studio della religiosità popolare, come una religione nasce da una base più ampia, fondamentalmente popolare e antropologica che si va articolando e differenziando per complessità derivata.

La religiosità popolare, riferendosi ad una realtà alquanto complessa, sfugge ad una caratterizzazione di tipo generico, però presenta qualche linea generale, che è possibile scorgere nella diversità delle sue componenti.

Prevale in essa un aspetto devozionale, rispondente propriamente ai bisogni psicologici sociali e culturali di ogni religione.
Difatti ogni religione mette l'accento su quanto si riceve da Dio che risponde ai bisogni della contingenza umana: bisogno di protezione, di favori e di grazie, bisogno di sperimentare la prossimità di questa protezione in riti, simboli, devozioni particolari.
La religiosità popolare è prevalentemente affettiva, sentimentale, non sorretta abitualmente da una logica razionate.
Di qui la sua complessità, i suoi paradossi, la sua tendenza a sopravvalutare le “credenze religiose", la sua resistenza al cambiamento.
Contiene un profondo senso di Dio e della sua provvidenza, fino a giungere ad un certo fatalismo.
Dio viene incontrato soprattutto nel culto, nei riti e nelle cose sacre, di qui la considerazione che si dà delle benedizioni, delle immagini, dei luoghi, delle candele, dell'acqua benedetta e di altri simboli.
La morte conserva un profondo significato religioso; esiste un vero e serio culto dei morti, unito alla certezza dell'aldilà.
La religiosità popolare è itinerante: "si va" a chiese, santuari, luoghi sacri, il tutto unito alle "promesse": una mescolanza di gratitudine e di interesse per i benefici divini; esprime una grande capacità di preghiera, di accettazione della vita, di sacrificio, di solidarietà.
Cristo, Maria e i santi sono visti più come potere che come imitazione.
Gesù stesso, agli effetti 'di questo potere, molte volte, è un santo fra gli altri.
In essi si cercano lo straordinario e la risposta ai propri bisogni.


 prof. Nicola Tommasini


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